La Ristorazione italiana abbraccia l’eticità: solo tartufo fresco in cucina, e non solo quello pregiato e costoso

Recentemente, presso l’incantevole agriturismo La Sella di Pitino di San Severino Marche, si è tenuto un corso di alta formazione dedicato al tartufo bianco pregiato e al suo corretto utilizzo in cucina.

Il giornalista e esperto del tartufo, Giuseppe Cristini, ha guidato la lezione, sviscerando gli aspetti amici e nemici di questo tesoro gastronomico di classe. Rivolgendosi agli chef e ristoratori presenti all’evento, Cristini ha condiviso le chiavi per apprezzare al meglio il tartufo bianco pregiato in cucina.

È emerso un consenso generale sul fatto che il tartufo bianco pregiato sia il protagonista indiscusso in cucina, e che non gradisca compagni invadenti, specialmente in presenza di sapori amari, acidi o troppo speziati. La lezione ha anche fornito preziose indicazioni sulle salse da abbinare e sulle basi ideali per esaltare il suo sapore unico.

Durante il corso, sono state esplorate le diverse tipologie di pesce e carne che si sposano perfettamente con il tartufo, oltre alle scelte di pasta più adatte per preparazioni gastronomiche di alta qualità. Un’attenzione particolare è stata dedicata ai ristoratori che, essendo anche cavatori di tartufo, hanno presentato con maestria questo prezioso fungo, portandolo letteralmente dalla foresta alla tavola in un attimo.

Molto spazio è stato dedicato all’analisi delle affinità e dei contrasti tra gli ingredienti in cucina, con consigli su cosa evitare nelle preparazioni gastronomiche. La lezione ha toccato temi pratici, come il momento migliore per lamellare o grattugiare il tartufo, e se rimuovere o meno il peridio esterno, sempre con l’obiettivo di creare un momento cerimoniale e narrativo attorno a questo prelibato ingrediente, mantenendo intatta la sua eticità che non può mancare mai in cucina.

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