Dopo l’anteprima della stagione del tartufo bianco, tenutasi a Roma il 13 ottobre, è emersa l’esigenza di un insieme di principi e regole per veicolare un prodotto prestigioso come il Tartufo a livello internazionale

Chi fa informazione alta e nobile ed è responsabile della rivista ufficiale del tartufo italiano deve fare comunicazione e narrarla al mondo.

Deve volare alto, trascurare le piccinerie di paese e il provincialismo, e curare i progetti importanti, così come quelli che sono emersi durante il summit dell’anteprima Mondiale della stagione del tartufo bianco.

In questo summit è emersa fortemente l’idea di veicolare il tartufo verso una governance prestigiosa e internazionale. Una governance nobile, competente e imparziale che svolga una progettualità almeno triennale, indichi le regole e si occupi di promozione e immagine del tartufo italiano e di grandi eventi.

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Ma soprattutto inquadri le strade future di tutela e difesa del tartufo italiano a beneficio di una ristorazione italiana nel mondo che in questo momento ha fame di tartufo italiano.

Ma di un tartufo che viene narrato, lamellato e grattugiato con stile e raffinatezza, che sia veramente frutto di una gestualità elegante in un contesto di ospitalità italiana assoluta.

Perché chi ama il tartufo ama l’Italia, dove attraverso un grande piatto a base di tartufo tutto l’anno riusciamo a raccontare la bellezza di un patrimonio italiano che unisce le persone, ingentilisce il palato, aggrazia il cuore e soddisfa la mente.

È partito il tour mondiale del tartufo: viaggeremo in Italia e in Europa fino a Dubai per veicolare la più grande informazione, comunicazione e promozione del tartufo italiano nel mondo mai realizzata.

E come dice il mio amico Marco Stabile: tartufo per tutti e tutti per il tartufo.

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