Il tartufo bianco si farà attendere: il meglio arriverà solo da fine ottobre a Natale. Intanto, Cristini propone, da metà novembre in poi, la creazione di un “Festival del tartufo marchigiano” per accogliere i turisti internazionali fino alle feste
Il cambiamento climatico e la siccità estiva complicano sempre più la crescita del micelio, posticipando la maturazione del tartufo. Questo significa che bisognerà riflettere e cambiare le date degli eventi legati a questo prezioso frutto della terra.

Sempre più spesso dovremo spostarci verso la fine di ottobre, novembre e, perché no, anche dicembre. A giugno il micelio dovrebbe avere le condizioni ideali per crescere, ma la siccità, il caldo e le alte temperature non permettono a questa gemma di svilupparsi, di emergere e di produrre poi successivamente il carpoforo, cioè il tartufo vero e proprio.
Per questo motivo diventa necessario spostare le fiere del tartufo più avanti nel calendario, fino a raggiungere il periodo natalizio. In questo modo si potrà creare un susseguirsi di eventi e manifestazioni tali da non far mai spegnere i riflettori sull’oro bianco delle Marche.
Guai a far spegnere i riflettori dopo la metà di novembre, guai a perdere di vista il valore sensoriale del tartufo proprio a metà stagione. Così facendo ci negheremmo la possibilità di creare eventi e manifestazioni gourmet che, da novembre in poi, potrebbero attirare un turismo internazionale e facoltoso, non più solo domenicale.

Dopo la metà di novembre, infatti, si fermano quasi tutti gli eventi dedicati al tartufo – Acqualagna compresa – mentre sarebbe fondamentale costruire una programmazione potente e uniforme che porti il tartufo marchigiano fino alle soglie del Natale. È proprio in quel periodo, infatti, che si trovano i tartufi migliori, più profumati e spesso anche con prezzi più accessibili. In questo modo si potrebbe allungare la stagione turistica, creando condizioni favorevoli per far decollare davvero il Festival del Tartufo Bianco Marchigiano, offrendo più fine settimana di eventi gourmet e di alta classe fino a dicembre inoltrato.
Serve una nuova programmazione, pensata per allungare i tempi e dare alla natura la possibilità di proporre il tartufo in un periodo dell’anno più distribuito, con settimane che si dilatano e diventano più alla portata di tutti. In questo modo il tartufo, che oggi si concentra in periodi troppo compressi e spesso con prezzi inavvicinabili, potrebbe essere gustato in momenti diversi, offrendo prodotti profumati, seducenti e accessibili a molte tasche.
Bisogna abbandonare la prassi di concentrare tutte le fiere in un breve lasso di tempo, dove spesso gli eventi si sovrappongono da paese a paese, portando sì molto pubblico, ma poca cultura e poco business reale.

Solo così le fiere, le mostre e le sagre torneranno ad essere appetibili e importanti per chi investe: cavatori, commercianti, consumatori e chef, che potrebbero puntare su una ristorazione con tempi più distesi e programmabili, non più vincolata ai canonici periodi di picco.
Il tartufo è un miracolo della natura, un fulmine scagliato da Giove sulla terra, un indicatore ecologico e un cibo per sognatori. Ma perché questo miracolo possa continuare a realizzarsi, serve l’investimento umano: l’uomo deve metterci cuore, esperienza e tecnica. E anche le amministrazioni devono fare la loro parte, con visione, rispetto e impegno.
